
Questa mattina sono stata svegliata verso le 7.30 da una bimbetta di 7 anni, vispa e desiderosa di raccontarmi il sogno che aveva appena fatto.
Mamma ho fatto un sogno troppo bello. Io, te e papà tornavamo a vivere a Milano e aprivamo un cupcake shop.
Eccola là, penso io, questa ha già il senso del business nelle vene.
Il negozio si chiamava ‘All I want is a cup, all I want is a cake, All I want is a cupcake’ e il nostro logo era un cupcake tutto viola perché è il mio colore preferito.
Un po’ lunghetto, ma ha già pensato anche al brand.
Nel menu, però, avevamo messo anche altri cakes come il tiramisù e i brownies e vendevamo anche le tazze e un sacco di altri gadgets..
Wow, product extension! Questa conosce già le basi del marketing.
E poi uno poteva farsi il suo cupcake preferito tipo scegliere l’icing sugar del colore che voleva o metterci sopra un po’ di sprinkles.
Siamo alla customization, non ho parole.
Eravamo diventati super famosi e avevamo fatto fare una statua gigantesca di noi tre nel centro della piazza, io in piedi in mezzo a voi due . Tutti venivano a guardarla e si volevano fare un selfie con la nostra statua. Eravamo proprio famosi in tutta Italia, che ridere.
Io non rido. Io mi preoccupo. Questa è già passata ai social media.
Ho capito amore, che bel sogno hai fatto! E poi dei selfie che ne facevano queste persone? Li postavano sul nostro profilo Instagram #Alliwantisacupcake?!
Li mettevano anche su Facebook, mamma.
Eh certo. Che stupida, come ho fatto a dimenticarmi di Facebook.
Si e poi stavamo diventando ricchi, alla sera ci mettevamo alla cassa e contavamo i soldi.
Oh. Come non parlare di finanza in un progetto del genere!
L’ho fermata perché avevo ancora sonno e non la seguivo più, altrimenti mi avrebbe parlato dei costi di ammortamento e di quanto tempo sarebbe stato necessario per andare a break-even, così avremmo avuto il business plan completo!